Disturbi dell’alimentazione
I disturbi dell’alimentazione, che la classificazione corrente divide in tre categorie diagnostiche: anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati o N.A.S nelle ultime due decadi hanno attratto un grande interesse nei media e nella gente comune, ma tuttora costituiscono un enigma per i ricercatori e una difficile sfida per i clinici.
Le loro cause non sono note, anche se un’interazione complessa di fattori biologici, psicologici e sociali sembra giocare un ruolo potenziale nell’aumentare il rischio del loro sviluppo. Comunque negli ultimi anni sono stati compiuti progressi significativi sia nella loro comprensione sia nel trattamento.
I disturbi dell’alimentazione possono essere definiti come persistenti disturbi del comportamento alimentare o di comportamenti finalizzati al controllo del peso, che danneggiano la salute fisica o il funzionamento psicologico e sociale e che non sono secondari a nessuna condizione medica o psichiatrica conosciuta.
Classificazione e diagnosi
- Anoressia nervosa: mantenimento attivo di basso peso, paura di ingrassare, eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo (cioè giudicare il proprio valore in modo predominante o esclusivo in termini di alimentazione, peso, forma del corpo e loro controllo), amenorrea ( mancanza di almeno tre cicli mestruali consecutivi) nelle donne che hanno già mestruato o assunzione di estro progestinici. Il valore dell’amenorrea è attualmente in discussione perchè le persone che soddisfano tutti i criteri diagnostici dell’anoressia nervosa all’eccezione dell’amenorrea hanno problemi psicologici simili e simile risposta al trattamento.
- Bulimia nervosa: ricorrenti episodi bulimici. Un episodio bulimico è caratterizzato dalle seguenti passi: mangiare in un definito periodo di tempo una quantità di cibo significatamente maggiore di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili, sensazione di perdere il controllo durante l’episodio ( sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o controllare cosa e quanto si mangia). Ricorrenti comportamenti di compenso per prevenire l’aumento del peso, come vomito autoindotto, uso improprio di lassativi o diuretici, digiuno, esercizio fisico eccessivo e compulsivo.
Trattamento della bulimia nervosa
Il trattamento più efficace è la terapia cognitivo comportamentale che usa serie di procedure cognitive comportamentali collocate all’interno della formulazione personalizzata dei meccanismi che mantengono il disturbo. I farmaci antidepressivi hanno un effetto antibulimico e determinano una rapida riduzione della frequenza delle abbuffate e dei comportamenti eliminativi nei 50% dei casi, con un tasso di astinenza del 20% . Purtroppo gli effetti degli antidepressivi sum comportamento alimentare sono di breve durata e i pazienti nel giro di qualche mese tendono a ricadere. Allo stato attuale la CBT deve essere considerato il trattamento di prima scelta per la bulimia nervosa.
Trattamento dell’anoressia nervosa
In generale il trattamento deve seguire sempre quattro principi generali, il primo e aiutare i pazienti a sviluppare e mantenere la motivazione. Le persone con anoressia nervosa tendono a vedere la perdita di peso come un obiettivo positivo raggiunto e non come un sintomo di una grave malattia, e per tale motivo hanno una bassa motivazione a cambiare. Il secondo è normalizzare il peso corporeo, questo obiettivo è necessario per eliminare la malnutrizione che a sua volta porta a sviluppare numerosi sintomi fisici e psicologici che mantengono il disturbo.
La normalizzazione del peso può avvenire ambulatoriamente, in regime day-hospital o ricovero. In genere il ricovero in strutture riabilitative è indicato se le condizioni fisiche del paziente sono scadenti o se non è in grado di affrontare l’alimentazione e l’aumento di peso a casa. E’ fondamentale che il ricovero avvenga in un reparto specialistico che abbia una lunga esperienza di cura dell’anoressia nervosa.
Bisogna ridurre anche l’eccessiva importanza attribuita al peso, alle forme corporee e al controllo dell’alimentazione, non c’è singolo modo per raggiungere questo obiettivo, un approccio supportato parzialmente dalla ricerca è la terapia familiare che sembra di essere d’aiuto solo per i pazienti d’età inferiore a 18 anni.